giovedì 16 giugno 2011

La terapia dei film spaccatutto

Il mio amico e vicino di casa, è stato operato con una certa urgenza ed è stato rimandato a casa due giorni dopo l’operazione. Non ha neanche avuto il tempo di metabolizzare l’accaduto che si è ritrovato a casa, da solo, dolorante e preoccupato per l’accaduto e soprattutto senza alcunchè da fare.
Tutto ciò lo ha, ovviamente, fatto cadere in uno stato di depressione pesante. Il secondo giorno di degenza casalinga mi suona con discrezione la vicina/amica, con un aspetto visibilmente provato: non ha dormito tutta la notte per vegliare e ascoltare i deliri distruttivi di un uomo sconvolto.
Mi chiede se posso aiutarla per fare uscire il compagno dallo stato in cui versa: vorrebbe in prestito dei film d’evasione, del genere azione tosto, quelli che mio figlio e mio marito chiamano “film spaccatutto”. Sai, mi dice, sono gli unici che in questo momento possono distrarlo e rendergli la giornata meno faticosa, oltre a non farlo pensare al peggio.
Così raccolgo una serie di “Die Hard”, 2 diversi Fast and Furios, un paio di 007 di ultima generazione e altre amenità e glieli fornisco.

Questi generi sono stati collezionati qua e là dai brutos casalinghi. Li ho visti anch’io, più che altro per far piacere a loro; non mi sono mai divertita e mi sono sempre vergognata un po’ di avere un marito e un figlio che apprezzavano il genere. Non che non guardino altro, ci mancherebbe, sono due personcine colte, istruite e intellettualmente vivaci, ma gradiscono, a volte, quel tipo di evasione.

Ciò detto, questa mattina mi affaccio al balcone e vedo la mia amica raggiante: sprizza allegria da tutti i pori e mi annuncia felice che i film hanno avuto un successo strepitoso. Il convalescente ne ha visti 4 in tutta la giornata, gli è tornato un ottimo umore e lo sentivo anche fare battute dall’interno della cucina.
I film “spaccatutto”  hanno avuto un effetto terapeutico inimmaginabile, lo hanno riconciliato con il mondo e hanno contribuito a migliorare l’umore che prima stava sotto i piedi!

La vicenda mi ha portato a fare delle considerazioni sul tema delle faticose relazioni femmina vs maschio in generale, spesso fonte di grandi frustrazioni per noi creature sensibili e viscerali.

L’amico in questione è persona di grande spessore culturale, artista, intellettuale; e così pure il marito o i mariti o compagni delle mie amiche. Persone con cui condividiamo temi ed esperienze di vita di livello qualitativo elevato.
Mi è sempre apparsa una grande stonatura la passione o quantomeno l’apprezzamento dei film “spaccatutto”, considerando questi ultimi una sorta di evasione un po’ grezza e brutale.

Oggi, finalmente, me ne sono fatta una ragione: è evidente che  proposti ai nostri uomini hanno un perché, qualcosa che incide nel loro profondo essere diversi da noi, indipendentemente dalla loro collocazione all’interno della società.
Loro sono così: gli piace la lotta, il frastuono, i pugni sferrati, gli inseguimenti e le auto che si fracassano; gli piace, immedesimarsi nel Bruce Willis tutto bruciato e insanguinato che resiste alle più dure prove di sopravvivenza. Nella loro più intima essenza sono cacciatori e belligeranti ed eterni adolescenti.

E’ stata una illuminazione: se questo è l’effetto, quasi catartico, che hanno i film “spaccatutto” sui nostri compagni, ragazze, facciamocene una ragione!
Da oggi credo di avere uno strumento in più per gestire gli uomini di casa: c’è un problema? Mi torni a casa di umore insopportabile? Abbiamo avuto discussioni pesanti per via della suocera? Dobbiamo discutere di questioni di soldi?
Et voilà, prima un bel film “spaccatutto” e poi si ragiona.

venerdì 10 giugno 2011

Where do the children play?

Sul Corriere della sera del 7 giugno 2011 leggo una  storia di meschinità umana che mi rende proprio triste.
In una ricca e ben abitata via centrale di Milano, Corso di Porta Vigentina, è stato chiuso da un’ordinanza comunale, un campo di calcetto realizzato dal Parroco dell’Oratorio della Chiesa che si affaccia sulla via. Un piccolo campetto di erba sintetica, che ha sostituito un tristo parcheggio di cemento, per dare  la possibilità ai bambini e ragazzini che frequentano l’oratorio di giocare all’aria aperta, vicino alle loro case, nel centro di Milano.
E perché gli hanno ordinano di chiudere? Problemi di sicurezza dell’area? NO. Hanno beccato il solito prete pedofilo che con la scusa del calcio insidiava i ragazzini? NO. Si aggiravano sospetti spacciatori tra le fila degli spettatori? NO.

Il problema era che il gioco del pallone era rumoroso. Così rumoroso da infastidire gli abitanti delle case che circondano il campetto e da indurli a chiedere addirittura una perizia dell’Arpa per rilevare i decibel in eccesso. Non solo: quando i ragazzi giocavano le partire serali, il campetto veniva illuminato a giorno, con grave disappunto dei residenti che si ritrovavano gli appartamenti “invasi” dalla luce dei riflettori. E poi volete mettere il chiasso quando un disgraziato faceva goal? O quando l’arbitro fischiava? Un vero incubo, se si pensa che le partite duravano anche fino alle 22.30!!!

E’ triste, vero? Triste che delle “brave persone”, mediamente istruite (immagino),senza problemi di sopravvivenza (immagino), sufficientemente sani di mente (immagino), abbiano utilizzato del tempo e delle energie per occuparsi seriamente di togliere spazio vitale, di crescita, di gioco a dei bambini, dei ragazzini; che si siano messi d’impegno a trovare le modalità burocratiche giuste per andare contro quel povero parroco che si era ingegnato a far sì che i suoi ragazzi potessero giocare sotto casa, all’aperto.
Sono sicura che siano le stesse persone che poi, la Parrocchia di Corso di Porta Vigentina, la frequentano, tutte le domeniche, ma forse anche più spesso , e saranno dei bravi ”fedeli”, magari daranno cospicue offerte in denaro alla chiesa. E con ciò si riterranno buoni cristiani, onesti cittadini,  persone corrette.
Salvo poi “rubare” a dei bambini il dono più grande che gli aveva fatto il loro stesso parroco: un posto dove giocare!

mercoledì 1 giugno 2011

20 anni

Vale ancora la pena di sognare e di sognare in grande perché, se ci credi tanto, a volte i sogni si avverano.

Ieri ci siamo risvegliati finalmente felici che fosse un nuovo giorno da vivere! 
E oggi abbiamo un nuovo sindaco a Palazzo Marino.

Da oggi posso ritornare ad essere orgogliosa di vivere a Milano; come lo ero 20 anni fa quando la mia città era un modello di vivere civile, di cultura, di vivacità intellettuale.
20 anni sono quelli che ha festeggiato mio figlio, da scrutatore al seggio elettorale, domenica 29 maggio.

Per me e per tanti genitori che, come me, hanno dei valori da trasmettere sono stati anni durissimi.
E’ stato terribile dover convivere in una perenne atmosfera di arroganza, di volgarità, di ignoranza. Faticoso dover spiegare ad un ragazzino di 12 anni che non sei “povero” perché non hai il SUV, vivi in una casa di “soli” 95 mq e non hai la seconda macchina. Avvilente dovergli selezionare le amicizie per tenerlo lontano da tutti quei modelli della sottocultura imperante da cui eravamo circondati.
Milano, questi 20 lunghissimi anni, era diventata la città degli happy hour, dei casting di Canale 5,
delle feste dei diciottenni nei locali alla moda, del motorino a 14 anni e dell’auto a 18. Milano era diventata la città dove la scuola non la scegli perché è vicino a casa, ma perché è più figa, o più privata o più facile e ti costa poca fatica.

E noi genitori “di sinistra”, che andavamo fieri di non essere schierati dalla parte di questo potere ottuso e diseducativo ci trovavamo sempre a dover giustificare ai nostri figli il perché delle scelte fuori dal coro. 

Ne è valsa la pena: oggi mio figlio compie 20 anni e rinasce in una città che gli apparterrà davvero.
Perché sarà la sua vera città, quella dove avrà voglia di vivere in armonia con se stesso! Andrà in giro a testa alta, orgoglioso di essere portatore di valori come amicizia disinteressata, amore per la cultura, dedizione allo studio, essenzialità. Evviva Giuliano! Tantissimi giovani lo hanno votato e hanno fatto la scelta giusta: hanno investito sul loro futuro in questa città meravigliosa.

Adesso  sì che si intravede una luce in fondo al tunnel e sono un po’ più serena per il futuro del mio meraviglioso ventenne!